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56 | la casa venduta |
— Se crede, posso venire magari prima di mezzogiorno.
Ma egli se ne offese:
— Ho da fare altre cose, molto più serie di queste!
Allora, perchè non mi parlasse più così bruscamente, risposi:
— Mi scusi perchè non lo sapevo.
— Facciamo meno chiacchiere: alle due, non più tardi, si faccia trovare dal mio notaio.
Io ero vergognoso di non sapere il nome del notaio, e osai chiederlo a lui. Mi disse:
— Il notaio Bianchi.... Lo sa dove sta?
— Lo domanderò, per non sbagliare.
Intanto Tecla aveva portato il caffè. Ma siccome non aveva nessun sapore ed era troppo bollito, io non sapevo più che parole inventare:
avevo paura che lo trovassero cattivo.
Il signor Achille, il biondino, disse:
— Ora che ha voluto farci prendere anche il caffè, non dà la senseria a me e a lui? — E accennò, con la punta del bastone, Piombino. Io chiesi, come rientrando in me:
— La senseria?
— Certo! Crede che siamo venuti per fare una passeggiata?