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una sbornia | 285 |
alzarmi da sedere, leggendo il giornale. La signora Costanza mi domandava sparecchiando:
— È vero che una ragazza è stata uccisa con quindici coltellate? È vero che ricomincia la guerra?
Ma se il piccione le saltava su le spalle, allora si metteva a parlare con lui. Io ne provavo un effetto curioso, ma indefinibile; ed ero così abituato a queste cose che quando non avvenivano avevo sempre brutti presentimenti, quantunque non sia superstizioso.
È una cosa ridicola: sono andato a ritrovare le lettere e le cartoline illustrate che ho ricevute da lei. Le sue lettere me la ricordano in un modo perfetto, senza leggerle. Di ciascuna ricordo confusamente quel che c’è scritto, ed ora mi suscita un sentimento che rassomiglia al benessere. Sì: ecco lei, il suo bicchiere di vetro verde, a calice, il fiasco del vino, le bucce di mela; e quel suo masticare lento che ella prepose a me come un esempio, perchè digerivo male.
Ma ora sono certo ch’ella mi ha amato sempre! Ma è evidente! Perchè non mi ha mandato mai via? Perchè mi disse che non avrebbe preso