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278 l’ombra della giovinezza


riportato le lettere, senza che mia figlia le dovesse richiedere.

Il giovine si stupiva di quei complimenti. Ma il signor Luigi esprimeva il dispiacere e la delusione a quel modo; e desiderava di restare solo con la famiglia, perchè egli si vergognava d’avere le scarpe vecchie e il vestito sparso di patacche a forza di portarlo. Si rimandava in dentro i polsini della camicia, con i gemelli d’oro falso, che invece volevano stare di fuori; e lì in quel corridoio troppo stretto non ci stava volentieri. Livio gli disse:

— Non è stato possibile fare altrimenti. Ma ormai, ci siamo intesi; ed è bene che non nascano più equivoci.

— Dice giusto! Dice giusto!

— Io me ne vado subito, perchè alla fattoria c’è molto da fare.

— Ah mi dispiacerebbe trattenerla qui più di quanto vuole starci lei!

Anita aprì l’usciolo, ed egli escì. Scese le scale più lesto di come le aveva salite; andò alla stalla, fece riattaccare il cavallo e tornò, senza fermarsi, alla fattoria. Era contento d’essersela sbrigata a quel modo; ed ora si trattava