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276 | l’ombra della giovinezza |
al posto i capelli di su la nuca ch’era vuota. Il giovane la salutò e le sorrise. Ma ella lo guardò negli occhi, sempre seria; facendogli capire quanto gli era antipatico. Egli le chiese:
— Perchè non è venuta sua sorella invece di lei?
Ella gli rispose:
— Ha ancora da dirci qualche altra cosa?
Quella giovinetta lo intimidiva; e, per vendicarsi di essere andato in quella casa, avrebbe voluto farla innamorare per lasciarla come il fratello aveva lasciata la sorella. Egli sentiva che l’antipatia, invece, cresceva sempre di più; e ch’egli doveva andarsene. Ma in quel mentre fu aperto l’uscio da fuori, ed entrò il signor Luigi. Egli lo salutò, inchinandosi un poco. Il signor Luigi non capì subito chi fosse; si tolse il cappello e guardò la figlia, perchè gli dicesse qualche cosa. Era magro, con il viso schiacciato dalle parti; con la testa lunga. Era stato proprietario di un negozio di mercerie; ma aveva dovuto chiudere dopo aver fallito. Ora, per vivere, faceva il commesso al negozio di un ebreo ricchissimo.
La figlia gli disse: