Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
un’osteria | 21 |
riere delle Maestre ancor dentro la fascia: e siccome sopra c’era l’indirizzo stampato in una strisciolina rossa, lo voltò dall’altra parte.
Non era brutta: aveva i capelli sottilissimi e morbidi, quasi senza nessuna pettinatura; e il collo lunghetto e bianco; piuttosto magra; e nel dorso delle mani si vedevano muoversi i tendini sotto la pelle ancor fresca e chiara. Aveva gli occhi azzurri e così tristi che parevano oscuri; con le palpebre grandi e delicate. Portava un grembiulino come hanno le alunne a scuola; e cominciò a sbriciolare la midolla del pane, appallottolandola con le dita sopra la tovaglia.
Giulio mi susurrò:
— Non la infastidire.
— Oh, no! Ma, appunto, bisogna parlarle. Vedi che gente ci ha qui intorno?
— Aspetta un altro poco.
La minestra, quantunque non buona, ci aveva fatto bene; e non soltanto allo stomaco: il malessere alla testa se ne andava. Allora io non potei aspettare più, e le dissi:
— Lei insegna in questo paese?
Prima di rispondere, parve che chiedesse il