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l’ombra della giovinezza | 267 |
stesso la voglia di non fare caso di niente e di comportarsi a modo suo, senza lasciarsi impacciare, tutto contento di sentirsi pieno di vita e capace di stare un giorno intero in mezzo al campo senza stancarsi mai.
«Ora faccio vedere a costoro che io son capace, per fare più presto, a saltare giù dalla finestra.»
Ma che voleva da lui quella vecchia che pareva una pelle di coniglio rovesciata e seccata al sole? Lo faceva ridere! Che si fosse provata a piangere o a dirgli qualche parola come dicono i poveri quando vogliono levare di rispetto! Se non era una rimbambita, doveva capire ch’egli era buono e che ad essere entrato in casa sua non gli aveva fatto tanto piacere. Ma, rapidamente, pensò che la calligrafia di quelle lettere che aveva in tasca avevano un non so che di somigliante a quella casa e a quel che c’era dentro. Non potevano essere state scritte altro che in quelle stanze, sopra un tavolino da donna, con un zeppo di carta sotto una delle gambe perchè non traballasse. Egli, facendosi sempre più animo e mostrando di avere molta fretta, chiese: