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258 | l’ombra della giovinezza |
solido. E rispose, vincendo il turbamento che lo infastidiva:
— Bisogna aspettare che capiti un’occasione buona.
Un altro contadino gli chiese:
— Le darebbe per duemila lire?
Egli rispose:
— Mi sembri pazzo!
E pensò al fratello, che certamente era sempre in cucina con la serva. Allora si promise di piantare in asso la signorina e di non pensarci nè meno più.
Ma, il giorno dopo, ricominciò ad annoiarsi. Era male, ma che colpa ci aveva lui? Il fratello, escendo di camera, andò a trovarlo con il colletto in mano; e gli disse:
— Mi s’è rotto il bottone della camicia! Meglio! Con queste giornate afose così, il colletto è un impiccio. Ma tu, vedo, ti vesti per andare in città. A quest’ora? Non sai che bisogna stare in cantina a vedere come pigiano i tini? Quegli sbuccioni hanno paura di farsi male ai piedi. Ma c’entrerò da me. Già il mosto mette forza!
Orazio gli chiese:
— Non vuoi che io vada in città?