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254 | l’ombra della giovinezza |
— Se è vero, compriamolo pure.
Il fratello gliela strinse volentieri e disse:
— Dunque, vedi che io non sono tanto stupido?
— Quanto sei intelligente e cerchi d’imitare me, no.
Essi uscirono insieme; ma giù a pianterreno l’altro entrò in cucina dov’era la serva: e disse al fratello:
— Bada tu che stendano bene le mele e le pere su la paglia!
Orazio uscì fuori volentieri, perchè ora era restato solo. Egli non poteva parlare a lungo con il fratello, anche perchè era difficile che non dovesse cedere a quel che voleva lui.
Fuori, anche, respirava meglio: in casa l’aria della stanza rinchiusa gli aumentava il malessere. Benchè alla fine di settembre, era ancora caldo come fosse estate; e, verso il tramonto, i nuvoloni bianchi e colore del fuoco si schiacciavano l’uno addosso all’altro giù nell’orizzonte; dietro le cime dei cipressi quasi neri. Ma egli si chiedeva se il fratello non avesse ragione a ridere di lui e di quella signorina con i guanti rotti e le sottane rivoltate. Gli piaceva perchè