Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/252

L’ombra della giovinezza.


Orazio Civillini aveva fatto tardi in città, preso dal bisogno d’incontrare qualche amico a cui avesse potuto raccontare la vita che ora taceva tutti i giorni, da tre anni, alla sua fattoria. Passava tra la folla un poco pensoso, distratto; lasciandosi spingere da un senso di sogno indefinibile, che gli piaceva tanto. Attraversando la strada, alzò gli occhi e vide che una ragazza accompagnata dalla mamma lo guardava. Anch’egli la guardò e gli parve di sorriderle. Poi, senza spiegarsi perchè, rallentò il passo, tornò a dietro; e la seguì. La ragazza, prima di salire in casa, lo guardò un’altra volta. Egli, prima di decidersi ad andarsene, stette più d’un quarto d’ora fermo dinanzi all’uscio dove ella era entrata; e il giorno dopo vi tornò.

Dopo un poco, egli la vide venire. Era sola, vestita in un altro modo; e lo guardò ancora,