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18 | un’osteria |
— Qualcosa c’è.
— Carne?
Mi rispose invece una donna, di cattivo umore:
— Uova.... salame....
E con la mano m’accennò non so che attaccato.
— E pane. — Aggiunse un altro, come per dirmi: — Se tu hai fame mangia quello. E non importunare.
Chiamai Giulio, con un fischio; e portammo dentro le biciclette, appoggiandole ad una sfilata di sacchi pieni di farina. I ragazzi si chetarono e si misero subito a guardarle e a toccarle, come se non ne avessero mai viste nè meno una. Gli uomini, senza dir niente a noi, fecero lo stesso; abbassandosi, per vedere meglio, dopo essersi seduti sopra una panca larga un palmo.
Giulio mi disse sottovoce, dandomi una gomitata:
— Domanda se c’è da dormire.
Ma quella stessa donna, avendo udito da sè, rispose:
— Sì.