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198 | mia madre |
nasiale; e questa differenza mi sembrava che dovesse significare qualche cosa che non capivo, facendomi paura. E io che non volevo aver paura, provavo un senso di perversione. Da quando me ne resi conto, non potevo voltarmi da nessuna parte senza aver prima guardato il crocifisso.
Tuttavia cominciò anche a me il desiderio di scherzare; ma ancora non avevo detto nè meno una mezza parola a nessuno; perchè mi arrischiavo poco e non sapevo se quelli accanto a me sarebbero stati i miei nuovi amici. C’erano alcuni che non mi guardavano affatto; anzi non gradivano nè meno la mia vicinanza; e io, benchè non ne provassi nessun dispiacere, li odiavo: e mi proponevo di vendicarmi.
Quando l’insegnante ritenne che non ci fosse più nessun altro da entrare, mandò uno dei più vicini all’uscita a chiudere la porta; e tutti lo seguirono con gli occhi, finchè non ebbe finito. Ma io mi ricordai che, qualche anno prima, quando la donna di servizio si metteva a cantarmi una specie di cantilena popolare, perchè mi ci veniva da piangere, la picchiavo e la facevo smettere. In quel momento, alzando