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192 | un'amante |
Mi veniva voglia di raccontare tutto alla mia moglie; come se si fosse trattato non di me o come se avessi comprato una botte di vino: diveniva quasi un’ossessione pericolosa. Ma, poi, ridevo forte.
La moglie mi chiedeva:
— Di che ridi?
Io dovevo inventare, lì per lì, qualche cosa.
Una mattina, mi decisi a risalire le scale. L’uscio era tutto aperto; ed Amelia mi venne incontro, dicendo con aria di chi vuol rimproverare, ma è anche triste:
— Ti fai rivedere oggi?
— Prima non ho potuto.
E subito provai da vero un forte rammarico, e il bisogno di farmi perdonare; forse, per la paura che ella mi lasciasse.
Era molto inquieta, e mi parve perfino dimagrata. I suoi occhi avevano una insolita fissità, cerchiati.
Io, senza pensare ad alcuna cosa, la baciai; ma ella si torse dall’altra parte. Poi, quasi di mala voglia, mi disse:
— Di là, tu non lo sai, c’è il mio povero ragazzo... dopo cinque giorni soli di febbre...