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un'amante | 187 |
lora, io, tra la contentezza e il desiderio, andavo vicino a lei, ma senza abbracciarla; aspettando che mi sorridesse con quel suo sorriso doloroso e indefinibile: il sorriso di una giovinezza trapassata.
— Siamo soli?
— Il ragazzo è a scuola.
Al marito non ci pensavano nè meno, perchè eravamo sicuri che non sarebbe tornato: c’era un modo di assicurarsene, che sarebbe troppo lungo a ridire. Il ragazzo, Giulio, aveva cinque anni.
Amelia mi s’era data per bisogno: io lo sapevo, ma non me ne importava; e, poi, credevo che avesse un certo amore per me, come io un desiderio violento per lei.
Allora, congestionato, con la gola asciutta, le chiedevo di baciarmi ancora.
Prima le avevo già parlato molte volte, famigliarmente, con tutta confidenza e comodità, per scherzare soltanto però: era stata la mia padrona di casa.
Ammogliatomi, da quattro o cinque mesi non l’avevo nè meno più vista; ma ci pensavo più di quando ero il suo inquilino.