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12 | pigionali |
nella prima panchina vuota che le capitava, sotto i rami delle piante nel giardino pubblico. Stava lì, ore intere, a guardare la gente che passava; ascoltando anche il ronzìo di una mosca. Smise perfino di porre i fiori alla tomba del marito, per non essere costretta a inginocchiarsi a quella di Gertrude. Era necessario che se ne dimenticasse, come se non l’avesse conosciuta mai! Ma la morta, invece, era più viva di prima; e fra loro avvenivano conversazioni di una lunghezza snervante; che, alla fine, la facevano sbadigliare.
E la sera doveva sempre incontrare la sua gatta più magra e stenta, e così sporca che forse andava a razzolare in mezzo ai mucchi della spazzatura. Aveva fatto il corpo affilato e mencio; con il naso non più roseo e dolce, ma giallo e patito. Negli orecchi perdeva il pelo. Voleva entrare a tutti i costi dietro a lei; e miagolava anche quando la porta era stata chiusa; senza chetarsi mai in tutta la notte. La gatta che era sempre di Gertrude!
Allora andò da un farmacista, pregandolo, sotto voce perchè si vergognava, di venderle qualche veleno. Marta, che non avrebbe dato