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182 | creature vili |
le ciglia, e parve che volesse chiudere il libro. Ma sbadigliò; e, non trovando niente da dire, ricominciò da capo a leggere; però con meno attenzione di prima. Ora si vedeva bene che teneva gli orecchi a quel che dicevano, prendendo dentro di sè anche lei parte alla conversazione. Fanny non mi lasciava mai con gli occhi, ed io n’ero così imbarazzato che avrei voluto esser solo. Lina chi sa quel che voleva dire, perchè più d’una volta fece l’atto di parlare. E, siccome la Francese le era la più vicina, tutte le volte che vedeva quell’atto delle sue labbra, sghignazzava.
— Ma che hai da ridere? — chiese Eva, perchè ella sola voleva ridere. Invece di risponderle la Francese, fece una risata anche a lei; un poco più lunga. Allora Eva si rimise di buon umore, sebbene non riescisse ancora a raccapezzarsi chi fosse quella più disposta a sentirsi come lei. E le tentò tutte, guardandole e storcendo la bocca; poi chinò la festa quasi dentro al seno, e continuò il suo sorriso silenzioso.
— Stamani ho pianto tanto — disse Fanny.
— Un giorno per ognuna, tocca a tutte. Ieri piansi io — rispose Lina.