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creature vili 173


molto bene. I miei sono benestanti. A Genova, hanno una specie di palazzo con un giardino abbastanza grande. Allora ero onesta; ossia avevo un amante solo, che diceva di volermi sposare.

— Come fa freddo, stasera! — esclamò Eva, con la sua voce stridula e dolce.

Sara alzò la testa dal libro e la guardò; ma non aprì bocca.

Allora, Lina soggiunse:

— Anche i miei, a Parma, avevano una bella casa. Le mie sorelle, prima che io me ne andassi via, non avevano preso marito.

— Io, a Lione, ci stavo tanto volentieri — disse la Francese.

— Io mi ricordo di Venezia! — disse Eva.

— Ma voi non vi ricordate niente delle vostre famiglie? — chiese Fanny.

— Oh, di tante cose! — rispose Lina.

— Anch’io!

— Anch’io! — risposero, l’una dopo l’altra, Eva e la Francese.

— Se i miei genitori sapessero la vita che faccio e dove mi trovo — continuò Fanny — morirebbero. Povera gente!