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172 | creature vili |
Già, salendo le scale, stupivo di sentirmi non solo appagato, ma anche pieno di serietà. Mi ero seduto un poco in disparte; e, fumando una sigaretta, mi guardavo nello specchio ch’era nella parete dinanzi. Anche perchè non mi veniva niente da dire, e volevo comportarmi da persona pratica.
Tutte le ragazze mi avevano dato una occhiata; poi, avevano continuato a parlare come se non ci fossi.
La Francese disse, aggiustandosi una calza:
— Come hai gli orecchi piccoli, Lina! Sai che portano fortuna?
— Me lo dicono parecchi. Anche mia madre li aveva così.
— I più grossi sono i miei! — disse Eva ridendo.
— Io — disse Fanny — non ho niente che somigli nè a mio padre nè a mia madre.
Lina spianò sopra un ginocchio la tela del ricamo.
— È tanto tempo che non rivedo più mia madre. Prima le scrivevo; ma, da qualche anno, ho smesso.
— Io — disse Fanny — a casa mia stavo