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sempre del male; anche quando parlava con i contadini o se ne stava lontano da tutti per conto suo. Gli parava che suo padre potesse comandare qualunque cosa, a chiunque, e sopra suo padre non c’era nessuno. Non osava nè meno guardarlo, allora.

Già pentito, correndo, di aver tirato quella sassata al cappuccino, cominciò a piangere. E quando giunse alla siepe di bosso, ci si ficcò dentro. Allora cominciò a pensare perchè anche lui non pigliava le sbornie. Sentiva che avrebbe provato chi sa quali contentezze, facendo il proprio comodo. La sua paura si tramutava in uno stato d’animo ilare; ed egli si divertiva di ciò che mezz’ora prima lo aveva spaventato. Si mise a ridacchiare da solo, immaginando suo padre com’era buffo ad aspettarlo con la frusta in mano. Stava così bene dentro la siepe, che vi s’accomodò meglio per rimanerci finchè non gli venisse a noia. Tra le radici del bosco c’era il terriccio nero, pieno di bacherozzoli e di larve; ed egli si divertiva a empirsene le mani e poi a buttarlo fuori dalla siepe. Quando tornò a casa, era addirittura allegro. Trovò il padre già barcollante,