Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/132


una figliuola 125


chè no? Ella non pensa che può maritarsi perchè è maggiorenne; no, ella non ha questo proposito, non ci pensa nè meno; ma sposerà, perchè non c’è nessuna ragione che lei debba sentirsi sola a quel modo. Pare che l’impiegato, il signor Ottorino Minuti, licenziato dall’istituto tecnico, le voglia bene, ed ella è disposta a dargli retta. È un magrolino, con le scarpe rotte e il vestito logoro; ma vuole essere elegante e fuma le sigarette. Sembra ancora un ragazzo; e i baffetti biondi bisogna guardarli bene sotto il naso, se no non si vedono. Ella, quando sa che deve passare, va su la strada; con un libro in mano e con una rosa sul petto. Eccolo! Le prime volte Ottorino si vergognava e pareva che scappasse; ma ora è lei che china la testa e si fa rossa come una ciliegia. Doventa così rossa che resta di quel colore più di dieci minuti: pare che il viso non possa più tornare naturale. Alla fine si guardano e s’intendono. Ella parla sottovoce, quantunque non la senta nessuno; ma così le pare più bello. Egli ha invece la voce dura e cavernosa: non parrebbe a vederlo con quella sua aria di mingherlino che pate! Perciò parla poco: anche