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116 | la matta |
frutta alla sottana sopra il ginocchio; o vi soffiava sopra, sdrusciandole poi sotto il gomito.
Fece l’altra scesa; e, quand’ebbe, alla meglio, rimesso i cestini al posto, si sedè su lo scalone di una chiesa, sfinita, con la testa su le ginocchia.
La sua faccia era un groviglio di vene e di rughe; e degli occhi si vedeva quasi soltanto il bianco. Ma aveva il viso rosso e non piangeva più. Io stavo distante, e pure la sentivo affannare.
Quando si fu riposata, riprese il carretto e andò per altre strade.
Questa donna era stata, da giovane, quasi ricca; aveva avuto in dote due poderi. Ma, mortole il marito per un calcio preso da un bove, si trovò dopo pochi anni nella più umile miseria. Sarebbe stata quasi bella se non avesse avuto il naso piccolo e a becco di civetta, e un taglio dritto sul labbro di sopra. Aveva il mento che faceva vedere la forma dell’osso, ma la faccia rotondetta; e gli orecchi piccoli. Quando spingeva il carretto, teneva con i denti il labbro di sotto; e, allora, la pelle del mento si sti-