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Quando Anna aveva avuto le convulsioni, restava tutto il giorno stesa nella poltrona; dentro la trattoria. Il suo volto doventava bianco; e Rebecca, assistendola, le slacciava il busto. Ma siccome i cuochi e i camerieri avevano sempre qualche cosa da chiederle, ella riapriva gli occhi, guardava fisso; e poi, scuotendosi tutta, rispondeva. Perchè il marito non s’inquietasse di più, non voleva andare a letto. Ma in quei momenti sentiva una grande angoscia, perchè era incapace di badare a Pietro.

Le sembrava di non appartenere più alla vita, di non avere mai fatto niente per lui. E allora quella specie di quiete, che le dava l’agiatezza, era sempre sciupata dal ricordo della sua miseria. Ella diceva:

— È impossibile esser contenti come vorremmo!

E la stanchezza di esser vissuta era così amara che aveva paura di non sentirsi più buona. Il sentimento della morte le era sempre presente, e non le bastava credere in Dio.

Ella si metteva a guardare Pietro con questo sentimento, e ne provava uno sconforto che le faceva perfino paura.

I suoi nervi scossi dalla convulsione le