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Domenico, guidando, non parlava mai; rispondendo con il capo a coloro che lo salutavano. Sorrideva in vece a qualche ragazza che conosceva; e, facendo prima rallentare il cavallo, la toccava con la punta della frusta nel mezzo del grembiule. E Pietro, con gli occhi socchiusi, si voltava dalla parte opposta, arrossendo; poi si distraeva guardando le gambe del cavallo; e gli pareva che il loro rumore variasse di tempo a seconda delle arie che gli passavano per la mente. Oppure cercava di non sentire quell'odore particolare, che avevano gli abiti del padre.
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Pietro era doventato così negligente, che verso il mese di maggio il rettore non lo volle più alla scuola.
Domenico lo percosse con lo scheggiale dei calzoni, fino a far piangere anche Anna. Ma, il giorno dopo, nessuno gli disse più niente.
Anna spiegò a Rebecca:
— Sono le imprecazioni di quelli che ci vogliono male.
Fece tutti i giorni alcune preghiere ad un santo; ma non trovò mai modo di parlarne sul serio al marito, che le rispondeva sempre: