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dura e aspra, strillava come una gallina. Allora egli la guardò con dispetto, sentendo che doveva obbedire.
Per solito, mentre parla, non si sente il suono della voce di chi si ama; o, almeno, non si potrebbe descrivere.
Ella aggiunse:
— Vada via.
Egli provava lo stesso effetto di quando siamo sotto l'acqua e non si possono tenere gli occhi aperti; ma rispose:
— Ghìsola, tu mi dicesti un mese fa che mi volevi bene. Non te ne ricordi? Io me ne ricordo, e ti voglio bene.
E rise, terminando con un balbettìo. Ghìsola lo guardò come se ci si divertisse; e, in fatti, le piacque quel ripiego d'inventare una cosa per dirne una vera.
Ella rispose:
— Lo so, lo so.
Egli, invece di poter seguitare, notò come la tasca del suo grembiule era graziosa. E di lì, d'un tratto, le tolse il piccolo fazzoletto orlato, alla meglio, di stame celeste.
— Me lo renda.
Egli, temendo di aver fatto una sciocchezza, glielo rese.
— Ti sei bucata codesto dito?
Riuscendo a parlare, non gli parve poco.
— Che cosa le importa? Tanto lei non lavora. Non fa mai niente.