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— Quando ti ficcai, senza volere, il temperino nella carne.
Già quel sorriso, contrariandolo, gli aveva fatto perdere il filo.
— Ci pensa sempre?
Egli si meravigliò di trovare in lei un sentimento che non somigliava nè meno a quello supposto; e le chiese:
— Te n'eri scordata, forse?
— Subito dopo.
Parve a lui che volesse dire: queste son cose cattive e non ci si pensa.
— Ma devi aver sofferto da vero. Se tu vuoi fare ora lo stesso a me....
— Io?
— Ti giuro.... Tu sai che quando giuro io è la verità. Non feci male a te?
E le spiegò che avrebbe dovuto, con quel temperino, fargli la stessa ferita; ed ella, per dargli a intendere che lo prendeva sul serio, rispose:
— Quando vuole....
Ma l'acconsentimento diminuì la sua voglia.
— Bisognerebbe che nessuno lo risapesse.
— Dirò che sono stato io.
Egli le prese la mano, perchè tenesse il temperino; ma ella si divincolò subito, e fece una smorfia d'incredulità.
— Ho mai detto bugie io? Non sono Agostino!
Ma gli parve così scontenta di quell'insi-