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parsi anche lui delle viti da potare e di tutte le altre faccende. Ma era come se Pietro non vedesse e non udisse niente. Domenico, allora, lo faceva riaccompagnare fino all’aia da qualcuna delle donne, che saliva dal campo con un fascio d’erba fresca o con la gramigna tolta al vangato.
Una volta Pietro s’era seduto ad attendere il padre su lo scalone di Giacco, dove stava sempre Ghìsola, perchè senza avvedersene faceva come lei. Masa finiva di spazzare con una granata infilata a un vecchio manico d’ombrello; alzando una polvere così fitta che ne sentiva il sapore in bocca. Ella si raccomandò:
— Si alzi.
Ma egli non si mosse nè meno. E la vecchia si fermò.
Tra quegli stracci d’ogni colore, le matassine di capelli, le scatolette sfondate, c’era una bambola fatta d’un pezzo di stoffa bianca intorno a un mestolo. Pietro ebbe voglia di raccattarla, e s’alzò. Ma la vecchia, preso tempo, gettò la spazzatura fuori dell’uscio. E allora quella bambola, rimasta supina, parve a Pietro che fosse viva. E non la toccò. Ghìsola, sopraggiunta dal campo, vistala tra la spazzatura, stette zitta perchè la nonna da tanto tempo le aveva detto di buttarla via, ma fece viso da piangere. Masa le gridò: