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Masa, essendosi capovolto il suo lume ad olio, perchè il chiodo era venuto via, attendeva che le accadesse una disgrazia.
Si sedè sul focolare spento, la cui pietra era ancora calda; torcendosi le mani dentro le sottane affondate tra le cosce, stropicciandosi le ciglia, toccandosi lo stomaco dove sentiva un grande ingombro.
Udendo i passi di Orsola, la moglie di Carlo, la chiamò; quantunque volesse stare zitta:
— Sapete che cosa ho fatto?
— No. Che cosa avete fatto?
Masa mosse le labbra, senza parlare.
— Ditemelo; non mi tenete in apprensione. Perchè m’avete chiamata?
— Ho versato l’olio.
— Dite per scherzo?
— Non son mica come voi! Su queste cose non posso scherzare io!
— Nè meno io, del resto. Badate!
Masa le avrebbe tirato uno schiaffo. Orsola rifletteva, a volto in giù, quale disgrazia potesse avvenirle.
— Ed io credo di non aver fatto niente di male.
— Ma queste cose non rispettano nessuno, lo sapete. Vi ricordate di quando la volpe