Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/26


— 14 —


Alla fine piovve, senza tuonare, con uno sgocciolìo che non finiva più sotto alle docce. Poi, diradatesi le nuvole, alcuni sprazzi di luce s'indugiarono sopra le colline di là dalla pioggia, che le velava di tanti fili sottilissimi che il vento avrebbe potuto romperli tutti. L'arcobaleno si aperse; come se fosse stato lì già pronto.

Anna, dopo cena, chiamò in casa Masa e le altre donne degli assalariati; che entrarono inciampando insieme ad ogni passo.

— Mettetevi a sedere.

Risposero, come sempre:

— Ma, signora padrona, incomoderemo troppo.

— Vi dico che vi mettiate a sedere.

Anna ci teneva a fare la signora e ad essere rispettata, ma voleva bene da vero a quelle donne.

Ghìsola se ne stette seria e attenta dietro a tutte; e Pietro, che doveva studiare, dopo aver guardato la divisa dei suoi capelli, uniti come il refe avvoltolato al rocchetto, non fece più caso a lei se non quando la mamma le comandò di prendere un gomitolo nell'altra stanza. Ella obbedì rapidamente, come una grande marionetta; poi si rincantucciò, con gli occhi intenti alla trina della padrona, con i piedi su la stecca della sedia.

Anna, accorgendosene, si trasse alquanto indietro, sul canapè; alzò le mani e disse: