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Entrò nell’uscio indicato dalla lettera, passando tra alcune donne che non si scansarono. La scala era buia e sudicia, con odore di lezzo e di cipria.

Al primo piano, dalla porta aperta un poco, scorse, con una vestaglia rosea, una prostituta; che lo guardò quasi ironicamente.

Al secondo piano era un altro appartamento aperto lo stesso. Si soffermò per ascoltare: udiva alcune voci allegre di donne; una canticchiava. Se ne dette la peggiore spiegazione e poi la migliore. Ma rabbrividì: «È possibile che Ghìsola si trovi in mezzo a tale gente?». E, come per fuggire, salì più in fretta gli altri scalini.

Si fermò, con il respiro mozzato, all'ultimo piano. Vi era un salotto con una tavola ovale in mezzo: la vista gli si offuscò. Allora intravide, confusamente, una donna distesa in un canapè, che conversava con un soldato; il cui berretto era distante da loro, sopra una sedia.

Questa donna ebbe paura di Pietro, che la fissò stravolto. Toccò con una mano il ginocchio del soldato, ed ambedue gli posero gli occhi addosso. Egli fece un altro passo, ma gli pareva di non avere più gambe: era come dinanzi ad un incubo improvviso; a cui non voleva credere. Balbettò qualche cosa, ma la donna non rispose. Allora egli