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a suo malgrado, chiamò proprio in quel mentre; e Pietro e Ghìsola andarono a casa.

Qualche assalariato, invaso da una giocondità intrattenibile, si grattava forte la testa. Carlo, curvo con le mani su le ginocchia, sghignazzava tutte le volte che aveva dato uno sguardo verso Masa; e dentro una mano gli pareva di tenere quel che aveva toccato.

Le chiacchiere, che se ne fecero, durarono più di un mese.

Carlo rimase un po’ di tempo a spiare dal suo usico quando s’avviassero, perchè non gli pareva vero d’andare a letto senza aver parlato con Ghìsola.

Ma Ghìsola propose alla figliola di un assalariato di riaccompagnare con lei Pietro fino al borgo; così, dopo, tornando, non avrebbe dovuto far la strada da sola.

Camminarono a braccetto; mentre l’altra ragazza, non osando avvicinarsi troppo, si teneva a distanza. Ma, volgendosi, la vedevano sorridere attenta e agitata; e, poi, quasi convulsamente.

Prima di lasciarsi, si dettero altri baci. Allora la ragazza, che s’era coperta la faccia con ambedue le mani, guardandoli tra le dita, si buttò nel mezzo della strada e si rotolò nella polvere. Poi gridò, come se fosse stata sola:

— Oh, oh, che faccio!