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Domenico, svegliatosi dal canapè dove da qualche tempo dormiva almeno due ore prima d'andare a letto, ordinò:

— Chiudete le porte.

Era evidente la sua scontentezza; tanto che Rosaura non gli disse volentieri:

— Io salgo in casa a trovare le lenzuola per Ghìsola.

Domenico non disse nè sì nè no; e si volse dalla parte opposta quando Ghìsola passando rapidamente vicino a lui, quasi provocandolo, lo salutò.

La camera di Rosaura era così bassa che, stando sdraiati su uno di quei letti, si poteva toccare una trave. Una finestra strettissima, nel muro più grosso di un metro, dava in una corte angusta e umida anche d'estate.

Messe le lenzuola, Ghìsola togliendosi la giacchetta domandò:

— Dove dorme Pietro?

— Nella stanza solita di quando era piccino. Ma vorresti andare a vederlo? Che braccia grosse tu hai!

— Senti come sono ingrassata!

Si fece pizzicare un fianco, e poi andò.

Riconoscendo bene la casa, si avanzò quasi a tastoni, attraversando la stanza d'ingresso e poi il salotto meno buio perchè c'era la luce elettrica dalla strada.

L'uscio della camera di Pietro era aperto