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— Per stasera, non ho da darti da dormire qui. Dormirai con la tua cugina, se il padrone è contento.
Ghìsola ridiscese ed entrò nella bottega, curiosa di vedere come sarebbe andata a finire!
Già era prossima la mezzanotte; e le tavole della trattoria sparecchiate. I cuochi sonnecchiavano appoggiati al ceppo del tagliere. I fornelli si spegnevano: come se anche la brace s’addormentasse. Tutti i lumi abbassati; e la trattoria piena di quell’odore ripugnante di tante vivande insieme.
In un corbello vicino all’acquaio, le bucce delle frutta e gli avanzi.
Improvvisamente la notte si fece più oscura e piovve alcuni minuti: una di quelle piogge che fanno notare subito il nostro malumore, come quelle che ribollono l’immondizie ammucchiate in mezzo ai campi.
A Ghìsola, presa dalla stanchezza e dal sonno, parve che piovesse nella sua anima, ma non riesciva a togliere tutte le cose che c’erano. Si sentiva soffocare lo stesso.
Qualche lampo, silenzioso, s’accese tra le nuvole.
Allora, ella credette che avrebbe risentito quella pioggia in qualche sogno. Evitava di non pensarci, per essere attenta a quel che accadeva intorno a lei e a quel che le dicevano.