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venzano. Tutte le case sembravano troppo fitte.

Ambedue, senza accorgersene, smisero di parlare. La Via Vallerozzi sembrava una scalinata di tetti larghi fino all’antica rocca dei Salimbeni; il cui sprone era coperto dall’ombra nera di un abete enorme. Di là da questa rocca, non si sa dove, la cima della Torre; e, più discosto, la cupola della Madonna di Provenzano, quasi rinchiusa dentro un’altra spianata di case. Mentre i tetti delle tre vie, che s’annodano insieme a Porta Ovile, scendevano, pendendo tutti da una parte; come se le case non potessero stare dritte. Un pezzetto d’una delle vie assomigliava a un baratro pietroso; e una donna, ferma, vi sembrava rinchiusa.

Tutti quei tetti, ad angolo, s’appiattivano; e alla casa più bassa, all’ultima, s’appoggiava tutta la fila delle altre.

Pietro, interrompendo la distrazione, la scosse per una mano e riprese:

— Scusami se non voglio.... Ma dài retta a me.

Ella s’impazientì e si fermò un’altra volta.

— Ascoltami.... ho pensato di portarti a mangiare da mio padre. Io gli ho detto che andavo a Poggibonsi, dove ho un amico; e gli inventerò che ti ho trovata in treno.

Ella aspettò che uno smettesse di guardarla, e poi rispose: