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zione, che avessero paura di restare negli altri binarii, tutti intrecciati, dritti e curvi; che luccicavano una triste luce morta portandola con sè nell’oscurità delle lontananze diafane. La campagna si cambiava come i suoi stati mentali; ma non gli apparteneva.

A Poggibonsi, un treno, allontanandosi, divenne a poco a poco più corto, finchè non ne restò che l’ultimo vagone visto di dietro; e non si sapeva più se stesse fermo o se camminasse: come certe sue illusioni. I vagoni che andavano su e giù, trainati, con le ruote che giravano con movimento eguale l’una dopo l’altra su le medesime rotaie, e i vagoni di un treno merci verniciati di rosso, con le cifre in bianco sigillati, pazienti, lo fecero quasi piangere. Tutti scuotevano la sua anima, la schiacciavano!

Egli si sentì proprio solo e abbandonato e non si ricordò più di Ghìsola che, seduta dinanzi, lo guardava con acuta curiosità; e allora i suoi occhi avevano una immobilità affascinante.

Quand’egli, dopo aver sospirato, glieli vide così, esclamò:

— Oggi mi vuoi più bene!

Ella lo fissò con disprezzo; ma abbassò in fretta le palpebre, per nascondere lo sguardo: se le sentiva come portare via dall’anima.

Il giovine, senza capire, attese che parlasse lei, ora.