Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 190 — |
-gue, lo vedeva doventare del colore della terra bruciata; il turchino del cielo, bigio. E poi le prime stelle, qua e là, così sparse che gli facevano angoscia.
I vicoli, simili a spaccature e a cretti enormi, s'anneravano.
Tra i giardini e gli orti, l'uno più alto dell'altro, chiusi dentro i muri rettangolari, che spesso hanno a comune, nelle insenature o nelle sporgenze delle colline, e seguendo i loro pendii diseguali, il barlume della notte gli sembrava che cadesse come quando piove a dirotto.
Un briaco cominciava a cantare e poi smetteva. La Costaccia come il parapetto d'un abisso, e il Costone quasi a picco, con il suo arco greve e largo che lo tiene fermo perchè sopra ci passi un'altra strada, salgono di squincio verso le case.
Non due tetti della stessa altezza, anche se accanto. Grumoli piccoli e grandi di case che s'allungano parallelamente obliqui e storti: alcune volte le case stanno a due e tre angoli l'uno dentro l'altro, a cerchio, a nodi, serrate insieme, mescolate, aggrovigliate, con curve rotte o schiacciate, sempre con improvvisi cambiamenti; obbedendo alle forme delle colline, ai pendii e alle svolte delle vie, alle piazze che dall'alto paiono buche.
Ad un tratto, uno stacco tra due case, e poi le altre che s'afferrano e si tengono an-