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orti, perchè c'era l'acqua. Dall'aia si vedeva Siena.

Ogni domenica, a fin di mese, gli assalariati andavano, dopo la messa, alla trattoria; e il Rosi li pagava, facendosi fare da ognuno una croce, alla meglio, sopra le marche da bollo. Allora spiegava le sue intenzioni e discuteva dei lavori. Era sempre poco contento; e li minacciava, immancabilmente, di mandarli via. Poi, ripetuti sempre a voce più forte gli ordini da eseguirsi il giorno dopo, diceva che se ne potevano tornare a casa; ed egli, perchè era già l'ora che gli avventori andavano a mangiare, si tirava su subito le maniche della camicia ed entrava in cucina. Per solito, mentre pagava, faceva colazione.

Il podere, benché piccolo e con le case in quel modo, era bello: ci si trovava una dolcezza che invogliava a starci: cinque cipressi, in fila, dietro il muricciolo dell'aia; e poi tutto pieno d'olivi e di frutti. Qualcuno, dopo aver due o tre volte girato gli occhi attorno, diceva: se fosse più grande, piacerebbe meno! L'appezzamento pianeggiante era di una terra scura e rossiccia; il resto di tufo asciutto e sodo, quasi giallo. A primavera, meno il lavorato con l'aratro o con la vanga, doventava di cento verdi; e l'autunno ci metteva un bel pezzo a scolorirli.