Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/185


— 173 —

Ed entrò in città senza nè meno avvedersene.

Quantunque camminasse sul marciapiede rasente il muro dell’argine, non guardò l’Arno con poca acqua verdastra dove era qualche strisciatura turchina. Fermi sopra una specie di penisoletta fatta dal fondo del fiume, stavano alcuni barrocci già carichi di rena; e lì attorno l’acqua, più bassa che altrove, era tutta guizzi di scintillamenti.

Talvolta, il rumore della città pareva più distante, spostarsi verso un altro punto, per tornare un momento dopo; e siccome Pietro camminava in fretta, di quando in quando doveva soffermarsi per aver sbagliato strada.

Giunse al Lungarno degli Archibusieri: il Ponte Vecchio con i due piloni che sorreggono le case degli orefici come picce e insieme con le altre che stanno aggrappate sopra le mensole ad archi e sopra i puntelli di legno verniciato di rosso: le pareti sono fatte a brandelli dalle finestre troppo larghe e troppo fitte.

Di là d’Arno, case strette strette, grigie, sporche, vecchie, quasi abbiano paura di essere rovesciate giù; case come strisce sottili, d’ogni colore, attaccate con quelle del ponte; rettangoli di case e rettangoli di acqua: tutti di seguito, diseguali.

L’Arno rasentava gli archi delle mensole: