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Ghìsola viveva più volentieri così, quando Pietro, venuto il tempo degli esami, andò a trovarla.

Suonò al piccolo uscio, la cui vernice celeste s'era screpolata al sole. La piastra di porcellana, bianchissima, con i numeri della casa, luccicava alla luce; e i numeri, turchini, danzavano e s’aggrovigliolavano.

Udì un calpestìo; e poi una voce di donna gli rispose nel momento che la porta s’apriva. Egli salì in fretta, respirando forte, come se il troppo fiato durasse fatica a passargli per le narici, e fosse doventato liquido.

— C’è Ghìsola?

La donna, incuriosita e sorridendo del suo imbarazzo, gli rispose come avesse risposto tutta la stanza: — La chiamo subito.

Egli s’accorse che la sua prima impressione non aveva corrisposto a quella aspettata: c’era una specie di ostilità. Non pensò a nulla; ma cercò di ricordare, con quel che ne aveva provato, la fotografia.

La donna, strascicando le ciabatte, uscì. Pietro restò troppo solo nel silenzio improvviso; e non avrebbe voluto esserci: gli pareva che i suoi sentimenti non avessero avuto nessuna relazione nè con quel luogo nè con Ghìsola. Ci stava proprio lei?