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Il sindaco ne era impensierito, perchè doventava un vero scandalo; e diceva che certe donne stanno bene nelle città e non nei paesi. E, poi, alla Castellina! Ma Ghìsola gli piaceva, e ci faceva invece anche il galante.

Ella, benchè ce ne fossero parecchi, non trovò nè meno uno da farci amicizia; perchè, appena si parlavano, c’era sempre la persona che li scopriva e andava a dirlo. Così non avevano più il modo di riavvicinarsi.

Per i signorotti, poi, si trattava di un divertimento molto allegro; e ognuno se la spacciava per sua amante.

La mezza dozzina di signorine, in fondo, la invidiavano che piacesse così e che gli uomini la guardassero benchè parlandone male.

Per Ghìsola doventava troppo; e bisognava venir via anche dalla Castellina: «Che ci faceva, là su, tra quel pettegolezzaio?»

Dopo nè meno un mese, per mezzo di alcune amicizie, d’accordo con una mezzana, fu presa da un commerciante di stoviglie separato dalla moglie; il quale appunto voleva conoscere una ragazza di quel genere. Egli, avendola trovata di suo piacimento e disposta, la mise in una sua casetta nei dintorni di Badia a Ripoli; dove da tutti era chiamato, alla buona, il signor Alberto.

E Ghìsola, mandando il suo indirizzo ai parenti, scrisse d’aver trovato servizio.