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Radda, rimproverò la signora che l’aveva presa al servizio. La giovine sentì in lui un persecutore fanatico: lo vedeva bene dalla sua fisonomia alterata e biancastrona quand’egli la guardava torcendo la bocca tutta da una parte; con gli occhi noccioluti e miopi. Ed ella allora camminò più rimpettita, più lasciva, come un’anatra che tiene alto il becco.

Come odiava Radda, ora! No, Borio non avrebbe fatto così con un’altra; con una delle sue sorelle, per esempio!

Rivedeva tutta la processione: anzi si divertiva riconoscendo a uno a uno quegli che cantavano senza badare a lei, dicendo mentalmente i loro nomi, dietro quel crocifisso nudo e tarlato; con le gocce di vernice rossa come sangue vero, che battesse in terra, spaccando gli zoccoli di tutta quella calca! Le pareva che la processione entrasse, vertiginosamente, dentro i suoi occhi! Il baldacchino un poco di sghembo, e la musica riecheggiata, come se suonasse anche la valle tortuosa, a nicchia: quella musica quasi che parlasse; e il suono delle campane così forte da farle staccare.

Ghìsola aveva creduto di trovare alla Castellina gente che s’occupasse meno di lei; ma questa differenza non c’era.

Tutti sapevano qualche cosa; e chi non la sapeva se l’inventava.