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sopra una pietra, nascondendo la faccia con lo scialletto caduto giù dai capelli; e, sopra, le mani: mani che parevano di ferro, come le punte del forcone.

Egli, volendole parlare, pur non sapendo come, dovette abbassarsi tutto. Non gli pareva di essere accanto a quella Ghìsola che conosceva da tanto tempo e che era con lui anche poco fa. Ella strinse le gambe l'una contro l'altra, così insieme che somigliavano ad un aratro voltato in sù.

Allora Borio, dopo una lotta silenziosa, con le mani, potè dire, sentendo già il rimorso, senza nessuna voluttà:

— Ti dico di sì.... ti dico di sì....

Le loro dita, sudate, si sguisciavano; egli aveva voglia di storcergliele: si guardavano come quando si sta per leticare, perchè ormai era impossibile smettere.

Ella allontanò le gambe. Poi pianse.



Borio, più anziano, le incuteva anche una certa obbedienza. Aveva la testa grossa e con un birignoccolo, il viso tutto rasato; e i capelli, a spazzola, che gli coprivano fin giù le tempia: le sopracciglia come lunghe setole nere e attaccate insieme sul naso.

Ella stessa l'indomani andò a ritrovarlo; e ne divenne gelosa.