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Era stata una processione con i contadini dei dintorni dietro ad una piccola croce, a coppie, con i loro cappelli in mano. Le ragazze, tutte insieme dopo, cantavano leggendo in un libro tenuto aperto con ambedue le mani, sempre a testa bassa, come quando si va incontro a un vento impetuoso. Poi un altra croce, grande e nera, polverosa, con una corona di spine e con i flagelli di corda pendenti. Poi il prete.

Il vedovo ricondusse a casa Ghìsola che non aveva mai voluto dare retta a nessun giovinotto, perchè si teneva molto da più di tutti.

Scesero per una strada ripida, sempre più buia, che porta fuori del paese; accanto alle file dei cipressi folti, entrando poi nei campi. Percorsero un sentiero scosceso, a metà di un grande poggio nano e coperto di querci alte.

Ghìsola, a cui Borio piaceva molto, camminava un passo innanzi, un poco triste come succede sovente dopo l'allegria insolita e quasi involontaria di una festa.

«Perchè ella non mi guarda più?»

Gettò via il sigaro che ora gli faceva male e gli aumentava la confusione. Erano soli! Tutta l'altra gente non si sa dove fosse scomparsa! È vero che qualche volta egli udiva, prima di lei, rumore di passi; ma poi il calpisticcio si allontanava.