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testa tutte le volte che Ghìsola si voltava a lei, perchè non voleva far vedere che la guardava. Anche la sorella più grande parlò poco, anzi non disse niente.

Quando giunsero a casa, dove l'aspettavano i genitori, Ghìsola si mise a piangere. Ma, poi, fecero un bel pranzo, mangiando un coniglio fritto e due galline in padella; due galline che avrebbero dovuto campare, perchè avevano le ovaie grasse e piene. Il pane era stato sfornato la mattina stessa.

Borio di Sandro, un vedovo amico della famiglia che aiutava anche con il denaro, aveva portato un fiasco del suo buon vino. E, il primo giorno, quella mezza sbornia mise tutti d'accordo.

Ma Ghìsola non se la sentiva di faticare come le sorelle, che la chiamavano tra sè la «signorina delicata». Non voleva saperne di starci insieme; e, quando le era possibile, andava nel campo sola. Non le volevano male, ma lei trovava sempre modo di smetter subito qualunque discorso che volessero incominciare. Anche alla messa andava sola; e ripensava a Poggio a' Meli. Già tornare a Radda era stato un dispiacere; e Borio soltanto lo capiva. Ella gli diceva sempre che non ci sarebbe rimasta a costo di farsi ammazzare!

Un anno dopo, la sera di una solenne festa religiosa, egli l'aveva accompagnata alla processione su dentro il paese.