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degli altri aveva soltanto timore, quando non gli veniva voglia di mordere; come fece una volta a Ghìsola che gli era salita a cavallo.

Non c’era nessun altro cane che la potesse con lui; e ne fece morire più d’uno per averli azzannati su la spina dorsale. Due li sbranò perchè erano andati a mangiargli la zuppa nel catino.

Tollerava invece i gatti, purchè non gli andassero vicino. Ma quando stava al sole, non ce li voleva in nessun modo: teneva, allora, un occhio chiuso e un altro aperto: ne apriva uno e ne chiudeva un altro. All’improvviso, faceva un balzo con un abbaio che stordiva.

Non ebbe voglia di ruzzare nè meno da cucciolo. E si comportava a seconda di chi lo avvicinasse: non sbagliava. Non avrebbe obbedito a Pietro, nè mai gli fece una carezza.

Quando lo sotterrarono, dopo aver avvertito il Rosi, che ricordò di averlo pagato due lire soltanto, dando l’ordine di serbare il collare, Giacco pianse. Anch’egli si sentiva vecchio; e, guardando il cadavere della bestia, disse agli altri:

— Noi faremo la stessa fine.

Enrico rispose:

— Di più ormai non poteva campare. Che ci fanno i vecchi al mondo?