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tica, sfamatisi a qualche convento, si addormentavano briachi in una bettola, e Pipi con la moglie.



Quando il Rosi era doventato padrone del Pesce Azzurro, c’era un ingresso solo, quello da Via dei Rossi, con un’insegna di ferro, a banderuola, ferma al muro e con un pesce dipinto tanto dall’una parte che dall’altra. Sulla porta, una Madonna in bassorilievo; del quattrocento. Ci stava ancora il lume attaccato, ma la fune per tirarlo giù mancava.

Poi furono aperti anche due ingressi dalla Via Cavour. E ad uno di questi, dietro il cristallo della porta, una vetrina a due piani, foderata con la carta che cambiavano una volta tutte le settimane; piena di polli già pelati, di carni arrostite, e d’altre delizie.

Dopo l’ingresso da Via dei Rossi una gran porta, per entrare in una piazzola interna sempre ingombra di calessi e d’ogni specie di legni. Accanto a questa, la stalla; che poteva contenere fino a trenta bestie. Sopra la stalla, la capanna.

Tutti i sabati, Domenico faceva l’elemosina dei pezzi di pane avanzati agli avventori.

La stretta Via dei Rossi, al principio, do-