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orecchio o su la nuca debole e vuota, faceva gesti belluini, mordendosi il labbro di sotto, piantando all’improvviso un coltello su la tavola e smettendo di mangiare.

Pietro stava zitto e dimesso; ma non gli obbediva. Si tratteneva meno che gli fosse possibile in casa; e, quando per la scuola aveva bisogno di soldi, aspettava che ci fosse qualche avventore di quelli più ragguardevoli; dinanzi al quale Domenico non diceva di no. Aveva trovato modo di resistere, subendo tutto senza mai fiatare. E la scuola allora gli parve più che altro un pretesto, per star lontano dalla trattoria.

Trovando negli occhi del padre un’ostilità ironica, non si provava nè meno a chiedergli un poco d’affetto.

Ma come avrebbe potuto sottrarsi a lui? Bastava uno sguardo meno impaurito, perchè gli mettesse un pugno su la faccia, un pugno capace d’alzare un barile. E siccome alcune volte Pietro sorrideva tremando e diceva: — Ma io sarò forte quanto te! — Domenico gli gridava con una voce, che nessun altro aveva:

— Tu?

Pietro, piegando la testa, allontanava pian piano quel pugno, con ribrezzo ed ammirazione.

Da ragazzo quella voce lo spaventava, gli faceva male; e allora si rincantucciava, senza