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— Fatemi rivedere la fotografia.

La guardò in fretta, al muro, perchè la vecchia non s’offendesse e magari non lo scrivesse alla nipote.

Il Monte Amiata, di un aspetto liquido, sembrava per appianarsi.



Pietro, gracile e sovente malato, aveva sempre fatto a Domenico un senso d’avversione: ora lo considerava, magro e pallido, inutile agli interessi; come un idiota qualunque!

Toccava il suo collo esile, con un dito sopra le venature troppo visibili e lisce; e Pietro abbassava gli occhi, credendo di dovergliene chiedere perdono come di una colpa. Ma questa docilità, che sfuggiva alla sua violenza, irritava di più Domenico. E gli veniva voglia di canzonarlo.

Quei libri! Li avrebbe schiacciati con il calcagno! Vedendoglieli in mano, talvolta non poteva trattenersi e glieli sbatteva in faccia.

Chi scriveva un libro era un truffatore, a cui non avrebbe dato da mangiare a credito.

E intanto Pietro gli aveva fatto spendere le tasse tre anni di seguito per la scuola tecnica!

Dopo averlo guardato, a lungo, su un