Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 120 — |
— Non mi faccia inquietare!
Ma i suoi occhi non erano cattivi come le altre volte: c'era dolcezza, benchè torbida e ambigua.
— Perchè?
— Il canterano è peso, e lei potrebbe farsi male. Il padrone incolperebbe me.
Quand'ella parlava di lui, a Pietro pareva di doversi infilare in qualche punta.
— Aiutatemi, invece!
Sarebbero stati pronti a bisticciare; ma ella tolse, adagio, ad uno per volta, tutti i ninnoli: un vaso di porcellana sbocconcellato, dentro il quale c'erano stati ritti chi sa quanti fiori; un'imagine di cera, di Santa Caterina, sotto una campana di vetro; un pezzo di specchio verdognolo e guasto.
— Abbia pazienza.
Egli trasse a sè il canterano tarlato; e allora la fotografia, rimasta tra quello e il muro, cadde. La raccolse; e, senza smettere di guardarla, andò verso la finestra, con la stessa paura di quando un fulmine è caduto vicino.
— Vede com'è fatta bella? Ora le piacerebbe da vero!
Pietro comprese, istantaneamente, quel che volesse dir bella. Il cuore gli si mise a battere in fretta, con una felicità dolce. Non rispose, sentendosi le labbra tremolare.
Masa non distolse mai gli occhi da lui,