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Il vecchio lo guardava fisso; Pietro gli dava un'occhiata timida, divincolandosi.

Giacco procurava di sorridere; ma, vedendo la fisonomia di Pietro, non gli riusciva. Ma Pietro sentivasi liberato, anche perchè poteva andarsene senz'altro.

Una volta gli domandò:

— E Ghìsola?

L'assalariato si ringalluzzì tutto, intuendo quale poteva essere il mezzo per farsi benvolere dal padroncino; esitando, nondimeno, ad approfittarne.

— Oh, era tanto tempo che non ne parlava più!

— Ma dov'è?

Giacco, invece di farglielo sapere subito, perchè avrebbe voluto dir tante cose, si grattò il petto. Da uno strappo della camicia si vedevano i capezzoloni, di sangue nero, con i peli lunghi, con i pori gonfi. Un filo, con un sacchetto dì medagliuzze, sporco di sudore, gli stringeva il collo; facendoglici una recisa.

— È a Radda, io credo.

Rispose a voce bassa; e con il falcino indicò le colline del Chianti.

— Scrisse due mesi fa.... Vede? Radda è la.

— Avete sempre la lettera?

— La prese la mia donna. Io credo che l'abbia conservata. Credo, almeno! Diamine, non l'avrà buttata via!