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— Vedi? Questo è il ricordo della mia povera mamma Gigella. Io la porto sempre con me. Non mi dette altro, quando la lasciai per venire a Siena. E tu che cos'hai che ti ricordi la tua mamma?
Ma, accortosi che ora, a sua volta, Pietro non lo ascoltava né meno, s'inquietò: gli pareva impossibile che un figliolo facesse così! E dire che aveva avuto intenzione perfino di mettergli il suo nome, tanto doveva assomigliargli, appartenergli!
Quasi l'avrebbe preso con le mani, per stroncarlo come un fuscello! Proprio il figlio sfuggiva alla sua volontà? Non doveva obbedire più degli altri, invece?
Ad un tratto, come un'insinuazione a tradimento, capì che anche egli era come un'altra persona qualunque.
E, allora, sarebbe stato meglio che non gli fosse nato. Perchè gli era nato? Meglio non parlargli più, sopportando che camminasse accanto, in silenzio, magari a testa bassa, fino a batterla sul lastrico.
Pietro portò le chiavi della bottega ai camerieri che lo attendevano nella strada; ed entrò con loro anche lui; ma, senza la voglia di restarci, come avrebbe dovuto, salì in casa. Domenico gli aveva dato le chiavi evitando che i loro occhi s'incontrassero; e, fatta tutta la spesa, lo mandò a chiamare perchè aveva lasciato i sottoposti soli.