Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 96 — |
sconforto che lo rendeva furioso, doventava più irascibile; e non era infrequente che se la pigliasse con qualcuno senza nessuna ragione. Si fece anche più economo, e dovette rinunciare a molti progetti per la trattoria e per il podere. Doveva lavorare di più, e non poteva sopportare la stanchezza. E fu addirittura incapace di pensare per il figliolo come avrebbe dovuto. Lo lasciò quasi libero; ma non di rado, quando se ne pentiva, lo trattava senza riguardi e con una violenza così sproporzionata che anche Rebecca lo difendeva. E, allora, smetteva; ma, alla prima occasione, faceva peggio come se avesse dovuto vendicarsi.
Anna era morta la seconda settimana di gennaio; e, tutte le domeniche, prima di giorno, il trattore andava con due mazzi di fiori alla sua tomba. Avrebbe voluto portarne uno lui e darne uno a Pietro; ma Pietro non l'ubbidiva. Piegando i ginocchi dalle percosse, mortificato, diceva:
— Ma perchè? Non mi devi dare i calci.
E se lo avessero riconosciuto?
Nel cielo cominciavano quegli immensi chiarori, che vengono dall'alba ancora lontana; le strade erano tetre ed umide.
Di solito, soltanto poche persone passavano, camminando in fretta; e si udiva bene quel che dicevano: le voci rìsuonavano come le scarpe con i chiodi su le pietre. E qual-